Blade - parto del 02/08/2018 - Giada
Inviato: 07/09/2018, 14:49
Sono le 3/4 del mattino del 2 agosto 2018 e dei doloretti al basso ventre mi svegliano e mi annunciano che qualcosa sta accadendo, Giada ha deciso che è ora di venire alla luce. Una visita in bagno mi conferma il presentimento: muco rosato. Torno a letto in parte eccitata ma tutto sommato tranquilla, sono sicura avrò ancora del tempo per fare le ultime cose che ho in programma.
Un po' riposo e un po' ascolto il mio corpo che, lento, lavora senza bisogno che io faccia niente. Quando Andrea si alza per andare al lavoro e viene a darmi il rituale bacio di saluto gli dico di tenere il telefono a portata di mano che potrebbe servire.
La mattinata si svolge carica di impegni mentre Giona, fortunatamente, prima è abbastanza tranquillo e dopo raggiunge la nonna al piano di sotto. Io intanto faccio 2 lavatrici, ne stiro una, stendo, faccio un inserimento in mappa, predispongo un accatastamento, controllo dei documenti, rassetto e riordino la camera dove partorirò, portando le ultime cose necessarie, sistemo un disegno di lavoro a mia sorella, i calcoli delle spese condominiali a mia suocera e qualche altra carta per mia mamma. Sembra che questa mattina abbiano tutti bisogno di me! E io continuo con le mie piccole e irregolari onde senza dire nulla a nessuno, sento che è un segreto tra me e la mia bimba, sento che lei saprà aspettare il momento giusto che sospetto sarà con il giungere delle tenebre. Ho però inviato un messaggio a Cristina, l'ostetrica, per dirle che qualcosa si sta muovendo e, quando la sento al telefono, la rassicuro che ci vorrà ancora del tempo ma lei decide di partire dopo pranzo con la sua collega Sara per essere nei paraggi in caso di bisogno.
Mentre pranzo con mio figlio ed i miei genitori dico a mia mamma “ok, ho concluso diverse cose che avevo in sospeso, se adesso mi lasciano partorisco anche!”. Lei mi guarda come se fossi un po' pazza ma mi sorride benevola.
Non ricordo esattamente cos'abbia fatto nel pomeriggio ma è passato abbastanza in fretta. Verso le 15 le ostetriche mi avvisano di essere in zona ma che vanno a mangiare un gelato e a fare un po' di shopping e che, se ho bisogno, sono pronte a venire da me. Io però sto bene così e le lascio andare a spasso.
In un momento di calma dico a Giona che forse arriverà la sorellina oggi, che inizio ad avere un pochino di mal di pancia; lui prende l'annuncio come una notizia qualsiasi, felice e con qualche dubbio su come realmente andranno le cose, nonostante io non gli abbia nascosto nulla riguardo al parto ed alla nascita. Ma ha solo tre anni e mezzo e certe cose non sono facili da capire né da immaginare, quello che conta è che sia sereno e sembra lo sia, nei limiti del possibile, in quanto è un periodo che è piuttosto “disperato”, probabilmente sente che qualcosa sta per cambiare.
Verso le 18 le ostetriche arrivano e mi trovano a ritirare e stendere panni assieme a mia mamma e così decidono di rendersi utili ed aiutarci, è stato un bel momento, quattro donne (più una in pancia) baciate dal sole che stendono ridendo e scherzando mentre Giona ci gira in torno giocando. Entriamo poi in casa e parliamo un po' di come sto, di come mi sento...io non ho molte risposte, mi sento come sospesa nel tempo e anche un po' sotto pressione per la questione Giona: tutti dicono che dovrebbe andare con mia mamma mentre io sento più che mai di volerlo vicino a me...e scoppio a piangere. Andrea in seguito mi racconterà che Cristina gli ha chiesto se ha sbagliato, si è preoccupata per avermi fatto piangere. Ma è tutto passato in fretta. Alla fine ho concordato che Giona restasse con noi per cena e che, se caso, avremmo chiamato mia mamma più tardi (abita a pochissimi minuti d'auto da noi) o che sarebbe andato Andrea da lei con il piccolo. Ma in cuor mio sapevo non sarebbe successo...
Per cena le ostetriche ci lasciano nuovamente soli, ben predisposte a farsi una bella mangiata di piatti tipici Valtellinesi mentre a me consigliano una cena leggera; preparo del riso bianco con le patate che cucino accompagnata dalle mie onde che si fanno un po' più intense e che affronto fermandomi e appoggiandomi al bancone o rannicchiandomi restando attaccata con le mani al tavolo. In tutto questo Giona sembra non essere particolarmente turbato e ceniamo tranquilli.
Quando le ostetriche rientrano io sono in camera, ho accompagnato a letto il mio ometto e adesso lo osservo innamorata con quella sua boccuccia aperta, il viso disteso, le lunghe ciglia...sono le nostre ultime ore da soli Amore Mio e me le godo tutte fino all'ultimo minuto possibile.
Sono le 22.08 quando Cristina passa davanti alla porta per dirmi che vanno a dormire nella stanza che abbiamo preparato loro ed io la informo che le contrazioni sono circa ogni 7 minuti anzi, dovrebbe arrivarne una adessooooooo.......Lei mi sorride e mi dice di chiamarle quando voglio. Sorrido anche io e ringrazio, poi torno ad abbracciare il mio Giona ma nel giro di 20 minuti mi tocca uscire dal letto perchè il dolore aumenta. Vado nella camera predisposta per il parto e nel mentre incrocio Andrea che quindi si prodiga ad accendere luci soffuse e aiutarmi a stare più comoda. Gli dico di mettere la radiolina in camera e chiudere la porta; “e se si sveglia?” mi chiede Andrea, gli dico che andrà da lui e in un minuto sarà di ritorno da me. Lui pare accettare di buon grado questa mia risposta, dal canto mio io sono assolutamente certa di quel che dico, in quel momento non ho dubbi, Giona resterà nella nostra camera questa notte e domani mattina conoscerà sua sorella!
Dopo poche contrazioni ancora gestibili con qualche vocalizzo a carponi chiedo ad Andrea di prepararmi la vasca, voglio provare a travagliare in acqua. Poco dopo viene a prendermi e mi accompagna in bagno dove ha acceso la mia candela preferita e tutto mi sembra perfetto. Entro in acqua, ne aggiungo di bollente e gli dico che ho freddo mentre lui sta sudando com'è normale che sia, è un'estate molto calda e la temperatura dentro casa fatica a scendere sotto i 27 gradi. Nella vasca non riesco a stare carponi e quindi mi metto semi seduta, Andrea mi appoggia un asciugamano sulle spalle e si inginocchia vicino a me. Ad ogni contrazione ho la netta sensazioni di aprirmi enormemente, ho nella mente l'immagine di una caverna buia e, mentre io mi avvicino all'uscita, questa diventa sempre più grande. Allo stesso tempo i vocalizzi aumentano d'intensità fino ad arrivare ad essere più che altro degli urli. Sento come delle bollicine nell'acqua, mi domando se possa aver rotto il sacco...al primo parto me ne sono accorta senza ombra di dubbio ma questa volta non lo saprei dire.
Nel momento in cui vomito la cena sento che l'apertura è totale anche se non sono sicura che tutto si possa svolgere davvero così velocemente, forse mi sto immaginando tutto? Forse è solo una speranza, la mia, più che una reale percezione di quello che sta accadendo al mio corpo? Penso anche che tutte quelle belle parole sentite a yoga e lette sui libri riguardo alla respirazione sono puttanate perchè le contrazioni fanno un male porco e la respirazione, per quanto ci provi, non mi aiuta per niente. “Voglio uscire!!”, Andrea corre a prendermi un accappatoio troppo grande per me e, al mio via, mi aiuta a sollevarmi per lasciare la vasca. Mi accascio subito a terra in preda ad una nuova contrazione e, appena finita, gli dico di andare a chiamare le ostetriche: Cristina era già con l'orecchio teso da un po' e schizza fuori dal letto, chiedendo ad Andrea perchè non l'ha chiamata prima ma poco prima né io né lui pensavamo di essere tanto avanti! Io, nel frattempo, raggiungo il water a quattro zampe pensando di fare pipì ma, ad una nuova onda, sento distintamente di dover spingere. Cristina e Sara sono lì davanti a me e mi dicono che è ora di spostarsi da lì.
Andiamo nella camera del parto e mi metto carponi con il busto appoggiato ai materassi ma poco dopo chiedo ad Andrea di aiutarmi a cambiare posizione, per partorire ho bisogno di stare seduta con i piedi ben piantati a terra e la schiena contro il suo petto che mi sorregge e protegge, così com'è stato per Giona. Quello che sento diverso è la voce che esce dalla mia bocca, una voce che non conosco, una voce ancestrale, primitiva, che sale dal ventre fino alla mia gola per liberarsi nella stanza come un verso roco e profondo di un animale selvaggio. Sono lucida e fuori di me allo stesso tempo, sono libera di essere quello che sono, di lasciar uscire la mia parte più nascosta, sconosciuta anche a me stessa. Sono libera e non posso fare a meno di esserlo perchè l'istinto sta guidando il tutto ma so di essere stata io a lasciarglielo fare, so che le scelte fatte, le informazioni lette ed il parto precedente (un parto che comunque è andato benissimo e di cui ho un buon ricordo) mi hanno portata qui ed ora. Tutto quello che del parto di Giona ricordo confuso, come se fossi stata presente solo a metà, con Giada è perfettamente limpido e chiaro, io sono qui con tutta me stessa eppure non è la mia parte razionale a guidare le danze. Sembra che la convivenza tra ragione e istinto abbia trovato l'equilibrio perfetto.
Alla contrazione successiva sento distintamente Giada scendere e farsi largo ma poi l'onda si ritrae e con essa anche la mia bambina. Cristina mi rassicura che è normale ma io non sono preoccupata, c'è però una serie di pensieri che affolla la mia mente “Sta andando troppo veloce, mi lacererò troppo. So che è normale ma se fosse uscita adesso sarebbe stato meglio. Sono felice di essere così protagonista del mio parto. Questa volta è più doloroso. Alla prossima nascerà.” E alla contrazione successiva, infatti, Giada arriva, accolta dalle braccia di Cristina e Sara. E piange, lei si che piange subito, reclama attenzioni dal primo istante. Io mi protraggo in avanti con le braccia tese per prenderla, ridendo e piangendo allo stesso tempo, senza fiato per lo sforzo e per la gioia. La stanno asciugando e io mi blocco ma Cristina mi dice “prendila pure” e così me la porto al petto e la stringo e cerco di calmarla e la amo con tutta me stessa. E siamo in uno splendido abbraccio: Giada tra le mie braccia ed entrambe tra le braccia di papà. Ci manca solo Giona ma presto saremo insieme a lui nel nostro lettone. Sono le 23.41.
La placenta nasce dopo 10 minuti, con una spinta al momento giusto e Giada piange un poco. Rimarrà legata a lei per un'ora poi, dopo che le ostetriche si sono assicurate che non abbia cambiato idea riguardo al lotus, il papà taglierà il cordone. Giada è serena, è la scelta giusta per noi. Sorella placenta è adesso in freezer in attesa di trovare giusta collocazione ma prima ne è stato prelevato un pezzettino per creare dei rimedi omeopatici.
Io mi sono leggermente lacerata ma mi viene proposto di lasciare che la ferita si rimargini da sé ed è la cosa migliore che potessero propormi. Non ho voglia di essere ancora toccata e sono sicura che il mio corpo sa cosa deve fare per sistemarsi al meglio. Sarà davvero una scelta azzeccata, in pochi giorni è tutto guarito, meglio di come sarebbe stato se mi avessero messo dei punti, a detta delle ostetriche e Cristina dice “più faccio questo lavoro e più capisco che noi dobbiamo fare il meno possibile.”. Parole sante!
Rimaniamo in quella stanza per un paio d'ore coccolando la nostra piccola a turno. Mi chiedono se ho sete e io rispondo che ho anche fame! Mi portano una tisana ma, appena riesco, vado a prendermi un pacchetto di sfogliatine e recupero un po' di energie!
Una volta fatti gli ultimi controlli ce ne andiamo tutti quanti a letto, tutta la famiglia riunita in un immenso lettone e le ostetriche nella stanza a fianco alla nostra. Al mattino Giona si sveglia e mi trova con Giada sul petto, la guarda e dice “è nata la mia sorellina, ma che carina!” e la bacia tutta!
Poco più tardi siamo tutti in piedi, Cristina vede Giona coccolare Giada e si commuove! E poi cominciano ad arrivare mamma, sorella, nipoti, fratelli...è una festa tutta per noi! Benvenuta piccola Giada!
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SCHEDA DEL PARTO
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Informazioni Aggiuntive
località del parto: Italia > Lombardia > Sondrio
data racconto: 07.09.2018
anno parto: 2018
feti n°: 1
parto n°: 2
tipo parto: vaginale
settimane (a che settimana della gravidanza avete partorito): 39+2
struttura: casa
Tag
naturale non medicalizzato
senza epidurale
taglio cordone ritardato
travaglio in acqua
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Altri racconti qua: raccolta racconti del parto
Un po' riposo e un po' ascolto il mio corpo che, lento, lavora senza bisogno che io faccia niente. Quando Andrea si alza per andare al lavoro e viene a darmi il rituale bacio di saluto gli dico di tenere il telefono a portata di mano che potrebbe servire.
La mattinata si svolge carica di impegni mentre Giona, fortunatamente, prima è abbastanza tranquillo e dopo raggiunge la nonna al piano di sotto. Io intanto faccio 2 lavatrici, ne stiro una, stendo, faccio un inserimento in mappa, predispongo un accatastamento, controllo dei documenti, rassetto e riordino la camera dove partorirò, portando le ultime cose necessarie, sistemo un disegno di lavoro a mia sorella, i calcoli delle spese condominiali a mia suocera e qualche altra carta per mia mamma. Sembra che questa mattina abbiano tutti bisogno di me! E io continuo con le mie piccole e irregolari onde senza dire nulla a nessuno, sento che è un segreto tra me e la mia bimba, sento che lei saprà aspettare il momento giusto che sospetto sarà con il giungere delle tenebre. Ho però inviato un messaggio a Cristina, l'ostetrica, per dirle che qualcosa si sta muovendo e, quando la sento al telefono, la rassicuro che ci vorrà ancora del tempo ma lei decide di partire dopo pranzo con la sua collega Sara per essere nei paraggi in caso di bisogno.
Mentre pranzo con mio figlio ed i miei genitori dico a mia mamma “ok, ho concluso diverse cose che avevo in sospeso, se adesso mi lasciano partorisco anche!”. Lei mi guarda come se fossi un po' pazza ma mi sorride benevola.
Non ricordo esattamente cos'abbia fatto nel pomeriggio ma è passato abbastanza in fretta. Verso le 15 le ostetriche mi avvisano di essere in zona ma che vanno a mangiare un gelato e a fare un po' di shopping e che, se ho bisogno, sono pronte a venire da me. Io però sto bene così e le lascio andare a spasso.
In un momento di calma dico a Giona che forse arriverà la sorellina oggi, che inizio ad avere un pochino di mal di pancia; lui prende l'annuncio come una notizia qualsiasi, felice e con qualche dubbio su come realmente andranno le cose, nonostante io non gli abbia nascosto nulla riguardo al parto ed alla nascita. Ma ha solo tre anni e mezzo e certe cose non sono facili da capire né da immaginare, quello che conta è che sia sereno e sembra lo sia, nei limiti del possibile, in quanto è un periodo che è piuttosto “disperato”, probabilmente sente che qualcosa sta per cambiare.
Verso le 18 le ostetriche arrivano e mi trovano a ritirare e stendere panni assieme a mia mamma e così decidono di rendersi utili ed aiutarci, è stato un bel momento, quattro donne (più una in pancia) baciate dal sole che stendono ridendo e scherzando mentre Giona ci gira in torno giocando. Entriamo poi in casa e parliamo un po' di come sto, di come mi sento...io non ho molte risposte, mi sento come sospesa nel tempo e anche un po' sotto pressione per la questione Giona: tutti dicono che dovrebbe andare con mia mamma mentre io sento più che mai di volerlo vicino a me...e scoppio a piangere. Andrea in seguito mi racconterà che Cristina gli ha chiesto se ha sbagliato, si è preoccupata per avermi fatto piangere. Ma è tutto passato in fretta. Alla fine ho concordato che Giona restasse con noi per cena e che, se caso, avremmo chiamato mia mamma più tardi (abita a pochissimi minuti d'auto da noi) o che sarebbe andato Andrea da lei con il piccolo. Ma in cuor mio sapevo non sarebbe successo...
Per cena le ostetriche ci lasciano nuovamente soli, ben predisposte a farsi una bella mangiata di piatti tipici Valtellinesi mentre a me consigliano una cena leggera; preparo del riso bianco con le patate che cucino accompagnata dalle mie onde che si fanno un po' più intense e che affronto fermandomi e appoggiandomi al bancone o rannicchiandomi restando attaccata con le mani al tavolo. In tutto questo Giona sembra non essere particolarmente turbato e ceniamo tranquilli.
Quando le ostetriche rientrano io sono in camera, ho accompagnato a letto il mio ometto e adesso lo osservo innamorata con quella sua boccuccia aperta, il viso disteso, le lunghe ciglia...sono le nostre ultime ore da soli Amore Mio e me le godo tutte fino all'ultimo minuto possibile.
Sono le 22.08 quando Cristina passa davanti alla porta per dirmi che vanno a dormire nella stanza che abbiamo preparato loro ed io la informo che le contrazioni sono circa ogni 7 minuti anzi, dovrebbe arrivarne una adessooooooo.......Lei mi sorride e mi dice di chiamarle quando voglio. Sorrido anche io e ringrazio, poi torno ad abbracciare il mio Giona ma nel giro di 20 minuti mi tocca uscire dal letto perchè il dolore aumenta. Vado nella camera predisposta per il parto e nel mentre incrocio Andrea che quindi si prodiga ad accendere luci soffuse e aiutarmi a stare più comoda. Gli dico di mettere la radiolina in camera e chiudere la porta; “e se si sveglia?” mi chiede Andrea, gli dico che andrà da lui e in un minuto sarà di ritorno da me. Lui pare accettare di buon grado questa mia risposta, dal canto mio io sono assolutamente certa di quel che dico, in quel momento non ho dubbi, Giona resterà nella nostra camera questa notte e domani mattina conoscerà sua sorella!
Dopo poche contrazioni ancora gestibili con qualche vocalizzo a carponi chiedo ad Andrea di prepararmi la vasca, voglio provare a travagliare in acqua. Poco dopo viene a prendermi e mi accompagna in bagno dove ha acceso la mia candela preferita e tutto mi sembra perfetto. Entro in acqua, ne aggiungo di bollente e gli dico che ho freddo mentre lui sta sudando com'è normale che sia, è un'estate molto calda e la temperatura dentro casa fatica a scendere sotto i 27 gradi. Nella vasca non riesco a stare carponi e quindi mi metto semi seduta, Andrea mi appoggia un asciugamano sulle spalle e si inginocchia vicino a me. Ad ogni contrazione ho la netta sensazioni di aprirmi enormemente, ho nella mente l'immagine di una caverna buia e, mentre io mi avvicino all'uscita, questa diventa sempre più grande. Allo stesso tempo i vocalizzi aumentano d'intensità fino ad arrivare ad essere più che altro degli urli. Sento come delle bollicine nell'acqua, mi domando se possa aver rotto il sacco...al primo parto me ne sono accorta senza ombra di dubbio ma questa volta non lo saprei dire.
Nel momento in cui vomito la cena sento che l'apertura è totale anche se non sono sicura che tutto si possa svolgere davvero così velocemente, forse mi sto immaginando tutto? Forse è solo una speranza, la mia, più che una reale percezione di quello che sta accadendo al mio corpo? Penso anche che tutte quelle belle parole sentite a yoga e lette sui libri riguardo alla respirazione sono puttanate perchè le contrazioni fanno un male porco e la respirazione, per quanto ci provi, non mi aiuta per niente. “Voglio uscire!!”, Andrea corre a prendermi un accappatoio troppo grande per me e, al mio via, mi aiuta a sollevarmi per lasciare la vasca. Mi accascio subito a terra in preda ad una nuova contrazione e, appena finita, gli dico di andare a chiamare le ostetriche: Cristina era già con l'orecchio teso da un po' e schizza fuori dal letto, chiedendo ad Andrea perchè non l'ha chiamata prima ma poco prima né io né lui pensavamo di essere tanto avanti! Io, nel frattempo, raggiungo il water a quattro zampe pensando di fare pipì ma, ad una nuova onda, sento distintamente di dover spingere. Cristina e Sara sono lì davanti a me e mi dicono che è ora di spostarsi da lì.
Andiamo nella camera del parto e mi metto carponi con il busto appoggiato ai materassi ma poco dopo chiedo ad Andrea di aiutarmi a cambiare posizione, per partorire ho bisogno di stare seduta con i piedi ben piantati a terra e la schiena contro il suo petto che mi sorregge e protegge, così com'è stato per Giona. Quello che sento diverso è la voce che esce dalla mia bocca, una voce che non conosco, una voce ancestrale, primitiva, che sale dal ventre fino alla mia gola per liberarsi nella stanza come un verso roco e profondo di un animale selvaggio. Sono lucida e fuori di me allo stesso tempo, sono libera di essere quello che sono, di lasciar uscire la mia parte più nascosta, sconosciuta anche a me stessa. Sono libera e non posso fare a meno di esserlo perchè l'istinto sta guidando il tutto ma so di essere stata io a lasciarglielo fare, so che le scelte fatte, le informazioni lette ed il parto precedente (un parto che comunque è andato benissimo e di cui ho un buon ricordo) mi hanno portata qui ed ora. Tutto quello che del parto di Giona ricordo confuso, come se fossi stata presente solo a metà, con Giada è perfettamente limpido e chiaro, io sono qui con tutta me stessa eppure non è la mia parte razionale a guidare le danze. Sembra che la convivenza tra ragione e istinto abbia trovato l'equilibrio perfetto.
Alla contrazione successiva sento distintamente Giada scendere e farsi largo ma poi l'onda si ritrae e con essa anche la mia bambina. Cristina mi rassicura che è normale ma io non sono preoccupata, c'è però una serie di pensieri che affolla la mia mente “Sta andando troppo veloce, mi lacererò troppo. So che è normale ma se fosse uscita adesso sarebbe stato meglio. Sono felice di essere così protagonista del mio parto. Questa volta è più doloroso. Alla prossima nascerà.” E alla contrazione successiva, infatti, Giada arriva, accolta dalle braccia di Cristina e Sara. E piange, lei si che piange subito, reclama attenzioni dal primo istante. Io mi protraggo in avanti con le braccia tese per prenderla, ridendo e piangendo allo stesso tempo, senza fiato per lo sforzo e per la gioia. La stanno asciugando e io mi blocco ma Cristina mi dice “prendila pure” e così me la porto al petto e la stringo e cerco di calmarla e la amo con tutta me stessa. E siamo in uno splendido abbraccio: Giada tra le mie braccia ed entrambe tra le braccia di papà. Ci manca solo Giona ma presto saremo insieme a lui nel nostro lettone. Sono le 23.41.
La placenta nasce dopo 10 minuti, con una spinta al momento giusto e Giada piange un poco. Rimarrà legata a lei per un'ora poi, dopo che le ostetriche si sono assicurate che non abbia cambiato idea riguardo al lotus, il papà taglierà il cordone. Giada è serena, è la scelta giusta per noi. Sorella placenta è adesso in freezer in attesa di trovare giusta collocazione ma prima ne è stato prelevato un pezzettino per creare dei rimedi omeopatici.
Io mi sono leggermente lacerata ma mi viene proposto di lasciare che la ferita si rimargini da sé ed è la cosa migliore che potessero propormi. Non ho voglia di essere ancora toccata e sono sicura che il mio corpo sa cosa deve fare per sistemarsi al meglio. Sarà davvero una scelta azzeccata, in pochi giorni è tutto guarito, meglio di come sarebbe stato se mi avessero messo dei punti, a detta delle ostetriche e Cristina dice “più faccio questo lavoro e più capisco che noi dobbiamo fare il meno possibile.”. Parole sante!
Rimaniamo in quella stanza per un paio d'ore coccolando la nostra piccola a turno. Mi chiedono se ho sete e io rispondo che ho anche fame! Mi portano una tisana ma, appena riesco, vado a prendermi un pacchetto di sfogliatine e recupero un po' di energie!
Una volta fatti gli ultimi controlli ce ne andiamo tutti quanti a letto, tutta la famiglia riunita in un immenso lettone e le ostetriche nella stanza a fianco alla nostra. Al mattino Giona si sveglia e mi trova con Giada sul petto, la guarda e dice “è nata la mia sorellina, ma che carina!” e la bacia tutta!
Poco più tardi siamo tutti in piedi, Cristina vede Giona coccolare Giada e si commuove! E poi cominciano ad arrivare mamma, sorella, nipoti, fratelli...è una festa tutta per noi! Benvenuta piccola Giada!
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SCHEDA DEL PARTO
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Informazioni Aggiuntive
località del parto: Italia > Lombardia > Sondrio
data racconto: 07.09.2018
anno parto: 2018
feti n°: 1
parto n°: 2
tipo parto: vaginale
settimane (a che settimana della gravidanza avete partorito): 39+2
struttura: casa
Tag
naturale non medicalizzato
senza epidurale
taglio cordone ritardato
travaglio in acqua
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