È il 9 luglio e manca ancora qualche giorno alla dpp, ma comincio a sentire che il mio bambino nascerà a breve; più che il fatto di andare a scaricarmi spesso è proprio una sensazione di paura mista a eccitazione che me lo fa pensare. Riposo tutto il giorno, mi sento come una gatta che cerca il momento migliore per partorire.
La sera vado a letto alle 23 e mi addormento subito, risvegliandomi di soprassalto quando mio marito viene a letto, quasi a mezzanotte. Lì, mentre gli sto dicendo che probabilmente non riuscirò più a riaddormentarmi, sento scendere il liquido, tantissimo, un flusso inarrestabile.
- Le acque, ho rotto le acque, le acque- strillo spaventata. Mio marito ci mette un attimo di più a capire, pronto com'era ad abbandonarsi al sonno. Ci alziamo, io mi pulisco, faccio una bottiglietta di tisana alle foglie di lampone e decido di tornare a letto ma partono le contrazioni. Una contrazione più forte ci fa decidere di chiamare i miei genitori per venire da Irene, poi mi lavo, mi vesto, e aspettiamo l'arrivo dei miei, mentre cerco di gestire il dolore. Saluto la mia primogenita, che dorme profondamente, e mi viene da piangere a vedere quanto è bella e tranquilla.
Sono le 2.30 quando arriviamo in ospedale, mi visita Maria, quella che sarà la mia ostetrica, e mi trova già dilatata di 4 cm. Visita veloce dal ginecologo, e mi mandano subito in sala parto, sembra che tutto stia andando veloce ma io ho bisogno di rallentare, non ci credo che partoriró presto.
La sala parto è la sala provenza, con i toni del viola e gigantografie di lavanda, i miei fiori e colore preferiti. Lì l'ostetrica mi fa un monitoraggio veloce ma non sento le contrazioni giuste. Lei capisce cosa deve fare. Se ne va, mi lascia sola con mio marito e lì comincio. Cammino e gestisco le contrazioni appoggiandomi su un tavolo e facendo basculare il bacino, o aggrappandomi a mio marito. Uso la palla, sedendomi sopra e ruotando sempre il bacino, ma sento che mi rilassa troppo e preferisco camminare e sentire il dolore. Intanto dico continuamente a mio marito che ho paura, ho paura di spingere. Lui mi dice che posso anche avere paura, ma che non serve. Ma io... Ho paura! E voglio esternarla a parole per poterla buttare fuori.
Maria viene e mi visita ma sono ancora a 6 cm.. So cosa devo fare: mi stendo di lato sul lettino, in una posizione yoga e respiro. Il dolore arriva fortissimo, sempre più ravvicinato, intenso, mugolo, mi muovo con le gambe, cerco con le mani mio marito che è seduto davanti al mio viso e..si sta addormentando. In quel momento mi viene da graffiarlo e lo mando aff.. Lui si riprende , si scusa e lì ritorna l'ostetrica.
- Come andiamo? - mi chiede.
-mi scappa da spingere, mi scappa, mi scappaaa..-
-sì, ci siamo- e poi mi visita e mi trova completamente dilatata.
-come vuoi spingere?-
Mi è presa una paura a quella domanda, per un attimo ero quasi tentata di affidarmi completamente a lei, sconsolata.
Lei lo capisce e mi suggerisce di mettermi di fianco sul lettino, come ho fatto l'ultimo pezzo di travaglio.
- No- mi sento dire - no, mi lacero, voglio accucciarmi.
Mi metto così e spingo ma non mi sento a mio agio.
Le faccio inclinare il lettino quasi ad averlo dritto e mi appoggio sopra di fianco, praticamente sono quasi in piedi, con una gamba sollevata, mio marito dietro di me con la sua manona appoggiata sulla schiena perché sa che quel gesto mi aiuta.
Comincio a spingere, le mie spinte vere, sentite, consapevoli, sempre accompagnata dalla paura ma anche dalla convinzione che sto facendo giusto. Maria mi unge con l'olio di mandorle dolci, mi dice come respirare quando spingo e questo mi aiuta tantissimo. Mi ricorda di respirare, di farlo per il mio bambino.
Dopo qualche spinta esce la testa, mio marito la vede, -è fuori, la vedo-
Altre due spinte e il bambino esce, io sento svuotarsi lentamente.
È un maschio! Mi dicono. Lo sento piangere. Sono le 6,29 del 10 luglio.
-lo voglio qui - dico e vedo il giro di cordone - toglieteglielo!-
Lo srotolano subito e lo appoggiano a me, stupendo, piangente, forte. - ciao Samuele -
Mio marito raggiunge il mio viso e mi bacia.
Aspettiamo che il cordone smetta di pulsare e mio marito lo taglia, poi portano velocemente il bimbo col papà per pesarlo.
Ne approfitto assieme a Maria per partorire in due spinte la placenta e la guardo e la ringrazio per il lavoro che ha fatto in questi mesi.
Per fortuna mi sono lacerata poco e solo superficialmente, mi danno solo pochi punti e non fanno nemmeno male, anche perché il mio Samuele nel frattempo è tornato ed è appoggiato a me.
Se ne vanno tutti, rimaniamo solo io, Samuele e il suo papà a guardarci mentre allattiamo per la prima volta.
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SCHEDA DEL PARTO
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Informazioni Aggiuntive
località del parto: Lombardia
data racconto (preso dal forum): 15/07/2019
anno parto: 2019
feti n°: 1
parto n°: 2
tipo parto: vaginale
settimane (a che settimana della gravidanza avete partorito): 39+1
struttura: ospedale
Tag - ELIMINARE QUELLI CHE NON CORRISPONDONO AL VOSTRO PARTO
naturale non medicalizzato
rottura acque (intesa come PROM=rottura prematura delle membrane)
senza epidurale
taglio cordone ritardato
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Altri racconti qua: raccolta racconti del parto