Alura rattola, premetto che sarà una risposta lunga!! Tanto dobbiamo chiacchierare no?
In parte concordo con quello che ha scritto Vale,in parte rileggendo più volte le tue parole ho pensato che sfondi una porta aperta.
C'è stato un periodo in cui anche la mia vita era dettata da: "quello che pensano gli altri".
Quello però non era vivere,quelle non erano le mie aspettative per me stessa.
Ti spiego, io sono sempre stata una bambina in carne fino ad arrivare all'obesità verso i 16 anni, quindi soffrivo del fatto di non essere come gli altri,nessuno me lo faceva pesare più di tanto, per fortuna non esisteva ancora il bullismo inteso come oggi,o per lo meno sono stata fortunata. Ero io che mi facevo bullismo da sola praticamente, ma con me funzionava al contrario...avevo un buco dentro talmente grande da riempire che nemmeno il cibo riusciva a colmarlo.
A 19 anni con la morte di mio padre il tutto si è amplificato e sono arrivata a pesare 115Kg e purtroppo ho perso anche quella poca sicurezza che con gli anni ero riuscita a ritagliarmi...
Poi un giorno ho riflettuto e ho pensato che amici ne avevo,fidanzati pure e ho cominciato a capire che non sono io quella sbagliata ma sono tutti gli altri che pretendono che io viva in una "canonicità" che non fa per me.
I parenti ogni volta che vedevano che avevo qualche kg in più ovviamente dovevano commentare fino a che non sono stata male e sono stata ricoverata per dei problemi che tutti i medici associavano al peso, dicendomi che bastava che dimagrissi.
Caso strano è successo che da 115kg sia arrivata ad 85kg e non è cambiato un bel niente! Sono ancora obesa di liv1 ma ormai è appurato che non sarebbe stato rientrare nel normopeso che mi avrebbe fatto guarire,ma dopo anni da quei giorni è arrivata l'epilessia e lì ogni nodo è venuto al pettine. (E nel frattempo per fortuna ho trovato una neurologa veramente competente oltre che un uomo straordinario)
Dopo questa esperienza mi sono convinta ancora di più che la mia vita è la mia e la vivo io, gli altri non sanno nulla e se si fanno delle domande è solo un problema loro e dei pochi interessi che hanno nella loro vita,se devono star li a pensare ai fatti miei.
Pensa che un giorno parlando col mio compagno gli dissi: " sai mi piacerebbe avere un figlio anche perchè vorrei rendere mia mamma nonna un'altra volta (dopo mia sorella), ho la paura che già non avendo il nonno materno possa viversi poco mia madre (anche perchè abitiamo a 300km di distanza)" e lui sai cosa mi ha risposto? "ma spiegami,vuoi fare un figlio per te o per gli altri?"
Ti giuro può sembrare una domanda del ca... ma la razionalità della domanda mi ha fatto davvero riflettere,mi ha preso in contropiede perchè per me era scontato che lo volessi per me,ma giustamente le mie parole facevano trasparire altro.
Però la domanda me la sono fatta, mi sono chiesta se era perchè volevo rimanere al "passo coi tempi" delle mie amiche o per non fare un figlio troppo tardi o per lo stereotipo della famiglia da mulino bianco.
Mi è venuto in mente che fin da quando ero piccola il mio più grande desiderio era fare la mamma,se mi chiedevano cosa volevo fare nella vita la mia risposta era sempre: "la mamma", tant'è che quando avevo 18 anni io giuravo che entro i 25 anni avrei fatto un figlio. Per fortuna il mio senso di responsabilità ha sempre prevaricato perchè fare un figlio a 25 anni con una persona con la quale al tempo non stavo benissimo e in più avevo già iniziato ad ammalarmi non sarebbe stato proprio il caso....
La morale di tutto sto papiro è che a guardare e sentire troppo il peso delle persone che ti circondano rischi di perdere te stessa.